GIANNI DE TORA

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2008 MA - Movimento Aperto, Napoli 16 gennaio 16 febbraio

"AMERICA"

 
ARTICOLO DI ANITA PEPE SUL “ROMA” DEL 22.1.2008

LA MOSTRA -PROSEGUE AL MA FINO AL 16 FEBBRAIO “AMERICA” LA PERSONALE DELL'ARTISTA RECENTEMENTE SCOMPARSO

LA PACE, SOGNO INFINITO DI DE TORA

C'era una volta in "America" Gianni De Tora (nelle foto alcune sue opere). E, all'associazione culturale Movimento Aperto - in via Duomo 290/c, fino al 16 febbraio -, c'è il racconto per immagini di quel viaggio, compiuto nel giugno del 2006, esattamente un anno prima della scomparsa. Un'esposizione programmata da tempo e portata a termine con amorosa dedizione dalle eredi del maestro, che venerdì alle 16,30, nella Sala della Loggia al Maschio Angioino (dove nel 2004 tenne la personale "The world of signs"), sarà ricordato, nel corso di un incontro coordinato da Donatella Gallone, dall'assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nicola Oddati, da Mariantonietta Picone Petrusa, docente universitaria di Storia dell'arte contemporanea, e dai critici Vitaliano Corbi e Dario Giugliano. È quest'ultimo a rilevare, nel testo critico che accompagna la mostra, il parallelismo tra il capolavoro incompiuto di Kafka e l'itinerario non finito di una delle figure di spicco del Dopoguerra non solo partenopeo. Il quale, quasi nei panni d'un turista qualunque, accompagna i visitatori nel video amatoriale realizzato dalla moglie Stefania tra i grattacieli e per le strade della Grande Mela, la città che non dorme mai e dove tutto è spropositato, tracimante: una proiezione che fuoriesce - dice la figlia Tiziana - come "un megafono di luce" dalle Torri Gemelle scomposte in riquadri, emblema di Stati Uniti andati in pezzi dopo l'attacco al cuore dell'Occidente. Sono proprio le Twin Towers il filo conduttore del progetto. Sono loro le due lunghe strisce in bianco, nero e grigio pendenti dal soffitto che s'impongono al centro della galleria. Sono loro ad ispirare la forma, stretta e lunga, delle altre sei tele, che mostrano come De Tora, più che trovare l'America, ne fosse tornato rinforzato soprattutto nel bagaglio personale degli ultimi anni, fatto di colori decisi e fosforescenti, stencil e segni arcaici, inseriti in collage e patterns geometrizzanti cui si era dedicato fin dai tempi del Mac. Irrobustito anche nei suoi ideali, che gli facevano vedere, accanto ad icone come King Kong, il generale Custer controluce nel tramonto e Cristoforo Colombo annegato nell'azzurro, anche la nazione aggressiva e guerrafondaia, denunciata rigando di rosso sangue la facciata della Casa Bianca o ricordando la tragedia del Vietnam. Ma forse, più che il viaggio vero e proprio, ad impattare con maggior forza sul suo immaginario fu 1'11 settembre mediatico: lo chiarisce una della otto poesie intercalate alle pitture, ritrovate nel suo immenso archivio ora in fase di catalogazione, e con tutta probabilità destinate alla pubblicazione. Davanti al teleschermo, mentre il World Trade Center si sbriciolava in una nuvola di polvere, De Tora percepì attonito l'arrestarsi del mondo. Lui, invece, non si fermò, anzi perseverò nel suo "I have a dream" giovanile. Ogni rigo, ogni verso, ogni insistente anafora, testimoniano quale fosse il suo unico desiderio: la pace. Un sogno coltivato fino alla fine. Visse d'arte, visse d'amore.

 
ARTICOLO DI CLORINDA IRACE SU NAPOLI PIù DEL 29.1.2008

LA MOSTRA E L'INCONTRO -Gianni De Tora: viaggio di un artista tra emozioni e impegno civico

il futuro di Napoli nelle visioni americane

Un' ondata di emozione autentica ha attraversato la sala della Loggia quando sul video è apparsa l'immagine di Gianni De Tora in un'intervista di qualche tempo fa. La sua aria semplice e le sue parole profonde si sono materializzate tra noi mentre lo schermo ce lo restituiva, circondato dai suoi pennelli e dai suoi amati colori, quelli primari a cui ha dedicato tanta ricerca. Cita i giovani, i "suoi" giovani che riteneva importante educare al bello, all'arte, al vivere civile. Donatella Gallone, moderatrice del dibattito, apre la discussione con una considerazione che riguarda proprio il rapporto tra arte e nuove generazioni in una città, Napoli, che continua a ignorare tanti suoi artisti fondamentali non riconoscendo loro neppure un' adeguata documentazione della propria vita e della propria opera. Peccato che a raccogliere queste giuste riflessioni non sia arrivato l'assessore Oddati, trattenuto da impegni improvvisi. Torna alle nuove generazioni, la professoressa Picone Petrusa che racconta delle tesi dedicate agli artisti napoletani che i suoi studenti compilano su suo suggerimento e, a questo proposito, invita al tavolo dei relatori la neo-laureata Irene Romano, la cui tesi dedicata a DeTora viene mostrata al pubblico. Alcune pagine vengono lette con emozione ma con la competenza che ha permesso a Irene di delineare 1'evoluzione dell' opera di De Tora dopo averla a lungo studiata e dopo essersi confrontata con l'artista in più occasioni. Sicuramente Gianni, così vicino ai giovani, si sarebbe rallegrato di questo intervento. Il critico Vitaliano Corbi, nel denunciare il provincialismo di una politica artistica che osa definirsi cosmopolita ignorando un'intera generazione che ha gettato i semi del presente e del futuro con la propria opera, richiama un altro aspetto fondamentale di Gianni De Tora, l'impegno civico e politico. De Tora, viene ricordato, fu tra i fondatori dell'associazione, Sole urbano (in sala è presente anche Rosaria Matarese, altra animatrice di questo sodalizio) attiva in città proprio per la valutazione di quegli artisti locali il cui ruolo nel rivitalizzare l'arte italiana dal dopoguerra in poi è stato indubbio. La Gallone, nel ribadire nelle conclusioni la necessità di dare ad artisti come De Tora il giusto riconoscimento, sottolinea che sia il dibattito che la mostra alla associazione MA (Movimento Aperto) dedicati allo scomparso artista sono stati frutto della tenacia di tre donne: Ilia Tufano, Stefania e Tiziana De Tora e nel concludere, regala a tutti una sorpresa, la lettura di una poesia scritta da Gianni in cui si parla di vita e di morte, con parole toccanti che, ancora una volta, riportano tra noi la personalità e l'entusiasmo di Gianni mentre sul video scorrono le immagini del viaggio in America che ha visto l'artista impegnato in un ultimo confronto con una realtà artistica che ammirava profondamente.

 
locandina
 
ARTICOLO DI MARIO FRANCO SULLA LA REPUBBLICA DEL 2 FEBBRAIO 2008

Opere dell’artista al “MA - Movimento Aperto” dedicate alla New York del dopo 11 settembre
L’America immaginata di De Tora
“L’arte crea mondi nuovi come nel caso di queste opere sull’ immaginario del Nuovo Mondo”

Prosegue al “MA - Movimento Aperto», in via Duomo 290, la mostra dell’artista, recentemente scomparso, Gianni De Tora. Si tratta dì una personale dal titolo “America”, che l’artista campano dedica a New York, città che aveva visitato dopo il crollo delle Twin Towers. La mostra, a cura di Dario Giugliano, ha il carattere contraddittorio delle opere «a tema», un procedimento che educa all’ostacolo, poiché si tratta di dire qualcosa entro una costrizione formale prefissata. Adeguare un contenuto all’espressione è cosa difficilissima e ardua e potrebbe risolversi, ma non è questo il caso, in bieco formalismo. La sfida, invece, viene vinta da De Tora quando il tema contenutistico scelto viene a ripensarsi in modo inatteso, attualizzando la modalità pittorica nell’ esercizio del discorso. Nel caso specifico, De Tora utilizza le modalità espressive di solito etichettate come “ricerca astratto-geometrica”. Ora, la faticosa sintatticità dell’astrattismo geometrico, che qui deve riprodurre nel linguaggio i ritmi congetturali ed esplorativi della memoria di un viaggio, appare come una scelta di stile coerente, identificando il poetico con l’estetico. Giustamente, nel suo scritto introduttivo Dario Giugliano riflette sulla questione per cui «le opere astratte indicherebbero la strada di un superamento della rappresentatività, in direzione di un’oggettività espressiva, che non potrà che coincidere con la capacità inventiva e creativa dell’artista .... Ecco perché l’arte crea mondi nuovi come nel caso di queste opere di De Tora, sull’immaginario del Nuovo Mondo, appunto». Inoltre il titolo della mostra, “America”, allude al romanzo incompiuto di Franz Kafka, con il quale la mostra ha sicuramente delle analogie, dato che le opere di De Tora vogliono essere una sorta di omaggio all’America, così come comunemente viene chiamata quella parte del continente americano che, più correttamente, va sotto il nome di Stati Uniti. Come per Kafka, si tratta di un’ America immaginata più che esplorata, che sottomette le leggi della significazione alla determinazione continua dei contesti e delle circostanze.

 
ARTICOLO DI ROSSELLA GRASSO SUL ROMA DEL 29.1.2008

LA MOSTRA DELL'ARTISTA IN VIA DUOMO

L'arte contemporanea di Gianni De Tora, tripudio di triangoli, rettangoli e cerchi

Triangoli, rettangoli, cerchi, fissati in un tripudio di colori. È questa l'arte vivace di Gianni De Tora, artista campano, uno degli esponenti di massimo spicco nel "jet-set" dell'arte contemporanea internazionale degli ultimi anni.Dopo la recente inaugurazione dell'esposizione delle sue ultime opere dedicate all'America e in particolare a New York, visitabile fino al 16 febbraio all' “Associazione Movimento Aperto" in via Duomo, è stato organizzato un incontro (nella foto un momento dell'evento) per ricordare l'artista scomparso nel giugno scorso. Un'occasione per parlare non solo della splendida produzione di 40 anni di carriera di Gianni De Tora ma anche di Napoli, di quanto la città sia colma di arte e cultura, anche ai massimi livelli, e quest'artista di fama internazionale ne è testimonianza. «Lo stile in evoluzione di De Tora si è formato durante tutta la sua carriera - ha affermato l'esperta d'arte Marinetta Picone Petrusa all'incontro presentato da Donatella Gallone, giornalista, insieme a Vitaliano Corbi, critico d'arte e giornalista - partendo dall'espressionismo dei primi anni '60, fino ad approfondire la ricerca geometrica dagli anni '70 in poi, il pensiero dell'artista si è sviluppato su varie tematiche, fino a concentrarsi sulla questione della rappresentatività, tutta basata sul linguaggio dei segni, di cui la geometria è portavoce». Infatti, De Tora cominciò a capire l'importanza dei segni del mondo circostante, racchiudendo tutto ciò che gli stava attorno in forme geometriche, caratterizzandole con colori vivaci. Così nelle sue opere è possibile vedere macchinose combinazioni di triangoli rettangoli che compongono altre figure in tutti i possibili accostamenti che essi permettono, triangolì equilateri ìnscrìttì perfettamente in circonferenze a loro volta ìnscritte in triangoli rettangoli, e via dicendo. Si tratta di opere dallo studio geometrico e cromatico complesso ma piacevolissime allo sguardo, anche dell'osservatore meno esperto, al quale comunque non potrà sfuggire la varietà delle tematiche delle sue opere, sempre concentrate sul sociale. «Gianni De Tora è sempre stato attivo nell'impegno sociale e civile - ha affermato Vitaliano Corbi - soprattutto per i giovani della sua regione, ai quali desiderava lasciare un'eredità artistica di valore e un'esperienza destinata a non perdersi nel tempo». Come ha sostenuto in conclusione Donatella Gallone «troppo spesso Napoli ha risorse artistiche di grande qualità, ma che non sono valorizzate adeguatamente». Da qui la richiesta, a nome di tutti gli artisti campani, di creare un centro che raccolga i frutti di tutte queste esperienze e che sia a disposizione di tutti i giovani artisti che desiderino farne tesoro. Napoli ha tanti pregi e risorse ... non bisogna dimenticarlo

 
invito conferenza
 
 
foto conferenza di presentazione
 
 
 
 
 
ARTICOLO DI SUSANNA CRISPINO SU NAPOLI Più DEL 16.1.2008

GEOMETRIE COLORATE TRA NAPOLI E NEW YORK- Movimento Aperto ospita la mostra di Gianni De Tora, scomparso nel 2007

“Un artista resta vivo se la gente continua a vedere le sue opere, ad apprezzarle e a sentirle attuali” così IliaTufano, presidente dell'associazione culturale Movimento aperto, spiega lo spirito della mostra "America" di Gianni De Tora che apre oggi (ore 18) nella sede dell'associazione, in via Duomo 290/c (fino al 16 febbraio, visitabile il mercoledì, giovedì e venerdì ore 17/19 e su appuntamento. Testo introduttivo di Dario Giugliano). Alla mostra seguirà, il 25 gennaio alle 16.30, nella sala della Loggia del Maschio Angioino, la conferenza "Gianni De Tora: Napoli-New York ... passato e futuro ... " coordinata da Donatella Gallone con interventi di Nicola Oddati, assessore alla cultura del comune di Napoli, Mariantonietta Picone Petrusa, docente di storia dell'arte contemporanea all'università Federico II, del critico d'arte Vitaliano Corbi e di Giugliano, docente di estetica all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Mostra e conferenza dedicate all'artista per fare il punto sull'annosa e irrisolta questione della valorizzazione dell'arte napoletana del secondo novecento. E portare a termine i progetti che il maestro (scomparso nel giugno 2007) ha lasciato in sospeso. Nato nel 1941 a Caserta, De Tora è stato tra i protagonisti della ricerca astratta a Napoli e uno dei fondatori del gruppo Geometria e Ricerca. «Gianni -continua Tufano- aveva pensato "America" per gli spazi di Movimento Aperto, ma voleva portarla anche a New York, dove -nel giugno di due anni fa- era andato per contattare alcune gallerie». Nelle opere in mostra, il rapporto dell'artista -attrazione e fascino, ma anche critica- con gli Stati Uniti. E tutta la sua arte: sulle sei strisce di carta intelata sospese alle pareti della galleria, geometrie e colore si alternano a immagini simboliche. Il generale Custer a cavallo (per l'ironica Little Big Bang), Ground Zero, i pompieri sulle macerie delle Torri Gemelle, un soldato armato, King Kong arrampicato sul World Trade Center: sogno americano e incubo terroristico. Il ponte di Brooklin diventa una ragnatela di linee curve per "New York", ultima opera realizzata dal maestro. Tra le tele, le sue poesie. Intrise di vita e ricordo, sono riflessione affidata alle parole per sostenere forme e colori. Al centro della sala "Grattacieli 2005", ovvero le Twin Towers: due strisce di tessuto in cui la geometria si affida a un essenziale bianco e nero, con parole incastonate tra le linee (woman, children, men) per ricordare le vittime. Realizzate nel 2005 per l'installazione "Le ombre del silenzio" allestita in ricordo dell'11 settembre 2001 al Miart di Milano."(G)Round Zero", elaborazione digitale su pannello, fa da sfondo alla proiezione di un video inedito del suo viaggio a New York (20 minuti, per la regia di Stefania Farina, fotografia Francesca Capriati, montaggio Tiziana De Tora e Marco Papa): un pellegrinaggio nei luoghi simbolo dell' arte americana, e un percorso tra colori, luci e contraddizioni della Grande-Mela. Tiziana De Tora, figlia di Gianni, lo ha aiutato a completare le ultime opere e si adopera per portarne a termine i progetti. Impossibile, per lei, scindere il "padre" dall' "artista": «Non riesco a "ricordarlo", lo vivo ancora dentro. Il suo modo di vivere e di pensare, la sua filosofia, è tutto nelle sue opere: l'onestà, il rispetto per l'altro, l'avversione per un certo capitalismo. Sono cresciuta con l'imperativo categorico kantiano: "il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me". Mio padre lo ripeteva sempre, era il suo modus vivendi». De Tora poeta è stato una sorpresa: «Abbiamo trovato un quaderno con centinaia di poesie, (incluse quelle esposte) di cui non conoscevamo l'esistenza. Alcune dedicate a New York, altre sulla libertà o sulla guerra: era contro la guerra per principio, ma anche perché l'aveva vissuta. Il suo primo ricordo di infanzia era legato ai bombardamenti: era stato lasciato su un muretto e la gente intorno a lui fuggiva spaventata. Sua madre arrivò e lo mise in salvo. Nelle poesie, anche il dopoguerra, il '68, la contestazione (a cui aveva partecipato), la vita e la morte. Stiamo pensando di pubblicarle in un libro". Opera nuova, inedita e inusuale, per un artista che (ri)vive tra segni, immagini e parole.

 
ARTICOLO DI TIZIANA TRICARICO SU IL MATTINO NAPOLI DEL 20.1.2008

L'ESPOSIZIONE

De Tora, l'America dopo le Twin Towers

BUIO. Una gigantografia delle Torri Gemelle scomposta in venti tessere e la parete adiacente sono lo sfondo dove scorrono le immagini di un video realizzato da Gianni De Tora nel suo viaggio a NewYork. L'ultimo dell'artista napoletano, scomparso lo scorso mese di giugno. E un'oscurità musicale ad accogliere i visitatori di «America», la personale di Gianni De Tora di scena al MA-Movimento Aperto, l'associazione culturale di Ilia Tufano in via Duomo 290/c (piazza Filangieri). La mostra presenta sette opere - colori acrilici ed inserti fotografici e non su carta intelata - accompagnate da alcune poesie contro la guerra (a cominciare da quella sul Vietnam) scritte dall'artista, più un'istallazione video: sono gli ultimi lavori dedicati agli Stati Uniti, in particolare a New York, città contraddittoria che Gianni De Tora aveva visitato dopo il crollo delle Twin Towers ed alla quale era legato da un controverso rapporto di attrazione e critica. Minimalista ed essenziale nella sua carica espressiva, l'opera centrale, l'ultima realizzata - datata 2005 e già esposta in precedenza a Milano - è un grido silenzioso contro la guerra. Una dimostrazione evidente che non tutto è catalogabile come bianco o nero ma che esistono infinite porzioni di grigio in due tele quasi gemelle, omaggio ai tragicamente famosi grattacieli newyorkesi. L'11 settembre aveva sconvolto anche la sensibilità dell'artista: «violenza immensa /immagini irreali di fantascienza /tutto in un attimo/ si ferma il mondo / grande nube di fuoco», scrive De Tora convinto del grande valore dell' arte per la pace. C'è anche la mano della figlia Tiziana negli altri lavori in mostra, torri con inserti e collages che richiamano un immaginario pop tutto americano: Cristoforo Colombo con una delle tre caravelle, il generale Custer, il ponte di Brooklyn, la Casa Bianca, soldati in guerra, Ground 0. L'esposizione sarà visitabile fino a 16 febbraio (mercoledì, giovedì e venerdì ore 17-19) : il 25 gennaio, alle ore 16.30, nella Saletta della Loggia del Maschio Angioino si terrà un incontro (coordinato da Donatella Gallone) dedicato all' artista scomparso, con interventi di Nicola Od- dati, Marinetta Picone Petrusa, Vitaliano Corbi e Dario Giugliano che ha curato il testo di presentazione.

 
REDAZIONALE SU IL NAPOLI DEL 16.1.2008

Viaggi fotografici a New York

Gianni De Tora "America"·
Movimento Aperto, via Duomo Fino al 16 febbraio. Ore: da mercoledì a venerdì 17-19. anche su appuntamento INGRESSO LIBERO Info: 333.2229274. In esposizione le ultime opere dell'artista campano, recentemente scomparso, dedicate all'America ed in particolare a New York, città contraddittoria che De Tora aveva visitato dopo il crollo delle Twin Towers ed a cui era legato da un controverso rapporto di fascino e critica. La mostra sarà corredata da un video inedito del suo viaggio nella city, nonché da alcune poesie scritte dall'artista contro la guerra. "America" è infatti il titolo di questa esposizione, per la quale Dario Giugliano ha firmato un interessante testo introduttivo " ... Nelle intenzioni di De Tora, queste opere dovevano rappresentare una sorta di omaggio all'America, così come comunemente viene chiamato quella parte del continente americano che va sotto il nome di Stati Uniti, e costituire, così, il nucleo di una mostra che avrebbe dovuto essere esposta a New York. Queste opere contengono richiami a quell'immaginario di riferimento pop tipicamente americano ... "

 
foto di repertorio
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
REDAZIONALE SU L'ESPRESSO NAPOLETANO N. 2 DEL FEBBRAIO 2008

ARTE

È allestita presso l'Associazione Culturale Movimento Aperto la personale del maestro Gianni De Tora intitolata "America". In esposizione le ultime opere dell'artista campano, recentemente scomparso, dedicate all'America ed in particolare a New York, città contraddittoria che De Tora aveva visitato dopo il crollo delle Twin Towers ed a cui era legato da un controverso rapporto di fascino e critica. La mostra infatti sarà corredata da un video inedito del suo viaggio nella city, nonché da alcune poesie scritte dall'artista contro la guerra. "America" è infatti il titolo di questa mostra il cui testo introduttivo è firmato da Dario Giugliano: "Come è noto, America è il titolo di un romanzo incompiuto di Franz Kafka, a cui ho immediatamente pensato nel guardare le opere di Gianni De Tora presenti in mostra. Ci avrò pensato, forse, per diversi motivi, che finiscono per riguardare delle analogie tra questa mostra e quel romanzo, analogie che ora trascurerò per concentrarmi su una ragione di fondo che lega queste opere al romanzo kafkiano e a ogni opera d'arte in generale. Nelle intenzioni di De Tora, queste opere dovevano rappresentare una sorta di omaggio all'America, così come comunemente viene chiamato quella parte del continente americano che, più correttamente, va sotto il nome di Stati Uniti e costituire, così, il nucleo di una mostra che avrebbe dovuto essere esposta a New York. Nei fatti, queste opere, contengono richiami a quell'immaginario di riferimento pop tipicamente americano" .

 
REDAZIONALE ON LINE SU NAPOLI-NEWS DEL 5.2.2008

Gianni De Tora Movimento Aperto


Mercoledì 16 gennaio, alle ore 18.00, presso l'Associazione culturale "Movimento Aperto", Via Duomo 290, si inaugura la personale del maestro Gianni De Tora, recentemente scomparso. In esposizione le ultime opere dell'artista dedicate all' America ed in particolare a New York, città contraddittoria che De Tora aveva visitato dopo il crollo delle Twin Towers ed a cui era legato da un controverso rapporto di fascino e critica. La mostra infatti sarà corredata da un video inedito del suo viaggio nella city, nonché da alcune poesie scritte dall'artista contro la guerra. "America", il titolo di questa mostra il cui testo introduttivo è firmato da Dario Giugliano: "America è il titolo di un romanzo incompiuto di Franz Kafka, a cui ho immediatamente pensato nel guardare le opere di Gianni De Tora presenti in mostra. Ci avrò pensato, forse, per diversi motivi, che finiscono per riguardare delle analogie tra questa mostra e quel romanzo, analogie che ora trascurerò per concentrarmi su una ragione di fondo che lega queste opere al romanzo kafkiano e a ogni opera d'arte in generale. Nelle intenzioni di De Tora, queste opere dovevano rappresentare una sorta di omaggio all' America, così come comunemente viene chiamato quella parte del continente americano che, più correttamente, va sotto il nome di Stati Uniti e costituire, così, il nucleo di una mostra che avrebbe dovuto essere esposta a New York. Nei fatti, queste opere, contengono richiami a quell'immaginario di riferimento pop tipicamente americano ... ". Fino al 16 febbraio 2008, mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 17.00 alle 19.00 e su appuntamento. Il 25 gennaio 2008, alle ore 16.30, presso la Saletta della Loggia del Maschio Angioino, si terrà una conferenza dedicata all'artista scomparso coordinata dalla giornalista Donatella Gallone con interventi di Nicola Oddati, Mariantonietta Picone Petrusa, Vitaliano Corbi e Dario Giugliano.

 
visita della scolaresca liceo artistico gennaio 2008
 
 
 
 
 
TESTO DI DARIO GIUGLIANO PRESENTE SUL PIEGHEVOLE-CATALOGO DELLA MOSTRA

America

Come è noto, America è il titolo di un romanzo incompiuto di Franz Kafka, a cui ho immediatamente pensato nel guardare le opere di Gianni De Tora presenti in mostra. Ci avrò pensato, forse, per diversi motivi, che finiscono per riguardare delle analogie tra questa mostra e quel romanzo, analogie che ora trascurerò per concentrarmi su una ragione di fondo che lega queste opere al romanzo kafkiano e a ogni opera d’arte in generale. Nelle intenzioni di De Tora, queste opere dovevano rappresentare una sorta di omaggio all’America, così come comunemente viene chiamato quella parte del continente americano che, più correttamente, va sotto il nome di Stati Uniti e costituire, così, il nucleo di una mostra che avrebbe dovuto essere esposta a New York. Nei fatti, queste opere, contengono richiami a quell’immaginario di riferimento pop tipicamente americano. Ma nell’affermare questo, occorrerà che ci si chiarisca. Cosa vuol dire, qui, “tipicamente americano”? E, soprattutto, in che modo, un’opera d’arte, come, ma, anzi, forse più di qualunque saggio, può rendere conto di un immaginario, di un qualcosa cioè che caratterizzerebbe la struttura simbolica e mitografica di un popolo, di una nazione, di una cultura?. Spesso, quando si leggono delle pagine di critica sul romanzo incompiuto di Kafka, evocato nel titolo, si scorge un giudizio, che a tutta prima appare assolutamente chiaro, in quanto corrispondente all’evidenza della lettera del testo: in questo romanzo, l’America di cui si parla è assolutamente inventata, in quanto immaginata da Kafka, che non c’era mai stato. Come se poi l’esserci stato, da parte di qualcuno, conferirebbe, ipso facto, la patente di attendibilità per quanto viene a riferire e non fosse ugualmente un frutto della sua interpretazione e, quindi, immaginazione. Sta di fatto che spesso i critici ci tengono a farci sapere che quella descritta da Kafka non è l’America reale, così, come, si potrebbe aggiungere, non è quella reale, per esempio, la Malesia di Salgari, i cui unici viaggi per mare erano stati lungo la costa dell’Adriatico. Noi cercheremo di non essere a questo livello, chiedendoci, invece, se proprio per il loro carattere immaginifico, queste descrizioni non siano assolutamente evocative di una realtà. In fondo, chiederci questo, significherà, per noi, chiederci pure qualcosa in merito allo statuto della rappresentatività di un’opera d’arte in generale e nel caso specifico di un’opera di De Tora, il quale aveva fatto proprio della questione della rappresentatività uno dei nuclei della sua ricerca pittorica, che spesso veniva a essere etichettata come ricerca astratto-geometrica. Ora, se ci si riflette, uno dei motivi di fondo del cosiddetto astrattismo, più o meno geometrico, riguarda proprio la questione della rappresentatività, per cui, si dice, le opere astratte indicherebbero la strada di un superamento della rappresentatività, in direzione di un’oggettività espressiva, che non potrà, aggiungiamo noi, che coincidere con la capacità inventiva o creativa dell’artista, come sempre. Infatti, cosa mai rappresenta un’opera cosiddetta figurativa, se non quella stessa figura evocata in immagine nell’opera stessa e prima della quale non si dà assolutamente nulla? L’astrattismo, allora, punterebbe solo il dito, focalizzando quello che è un problema che l’arte, tutta, ha da sempre avuto: rappresentare nel senso di presentare ciò che non c’è (mai stato). Ecco perché l’arte crea mondi nuovi, come nel caso di queste opere di De Tora, sull’immaginario del Nuovo Mondo, appunto.

 
 
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